Un romanzo ambientato in Calabria che narra di una famiglia attaccata alla sua terra, alle sue origini, alla sua storia.

Carmine Abate "La collina del vento" di Maria Antonella Calzone classe I B

La famiglia Arcuri possiede da tempo il Rossarco, una collina a strapiombo sul mare, sulla quale soffia sempre un buon vento, da qui il nome del romanzo. Una mattina Michele, Angelo e Arturo giocano insieme in uno stagno, non molto lontano dalla mamma Sofia, quando all’udire di alcuni spari corrono dalla mamma e subito via, non prima che Arturo vedesse due uomini stesi atterra, morti.

Giorno dopo giorno Alberto, la moglie e i figli lavorano sodo per acquistare e coltivare tutta la collina. Una mattina si presenta da Alberto un signore torinese di nome Paolo Orsi, un giovane archeologo che era sulle tracce di Krimisa, antica città della Magna Grecia. Per l’Italia, quello, non era un buon periodo perché stava per entrare in guerra, e lo stesso fu per Alberto e Sofia che videro partire per il fronte tutti e tre i figli e ne videro ritornare solo uno, Arturo. Arturo si sposò con Lina e da lei ebbe due figli: Michelangelo, chiamato così per ricordare i due fratelli, e Ninabella. Arturo stava dalla parte dei contadini e si batté per i loro diritti, ma Don Lico, un ricco signore che voleva a tutti i costi il Rossarco, fece andare  Arturo al confino dove rimase per cinque anni. Intanto sul Rossarco la vita continuava, Lina e Sofia coltivavano la terra, Michelangelo studiava e aiutava le due donne in campagna e Ninabella sviluppava delle doti da pittrice. Michelangelo andò alla scuola superiore a Catanzaro e dopo un po’, con molti sacrifici anche Ninabella andò a studiare insieme al fratello. Passati i cinque anni di confino, per Arturo era giunto il momento di tornare a casa.

Nel 1940 iniziò la Seconda Guerra Mondiale e sul Rossarco si schiantò un aereo, da cui gli Arcuri tirarono fuori un giovane di nome William. Lo aiutarono in tutti i modi possibili e lui, quando poteva ricambiava. Tra William e Ninabella nacque qualcosa, che però non venne mai dichiarato. Michelangelo finì gli studi e venne chiamato al fronte. Alla fine della guerra le donne della famiglia Arcuri ritrovarono William impiccato ad un albero e non seppero più notizie di Arturo. Sul Rossacro ripresero gli scavi a cura di Umberto Zanotti-Bianco e dalla sua allieva Marisa Marengo, poiché Paolo Orsi era morto. Michelangelo insegnava nella scuola elementare di Spillace e  tra lui e Marisa fu subito amore. Si sposarono ed ebbero un bambino chiamato Rino.

Rino, sin da bambino viaggiò da Nord a Sud e dopo un po’, per volere dei suoi genitori, si stabilì a Torino con  i nonni materni e solo nelle vacanze scendeva al Sud. Rino si ritrovò in viaggio verso il Rossacro quando una telefonata del padre lo allarmò. Rino andò dal padre perché doveva sapere il segreto che si tramandava ormai da generazioni, proprio su quella terra, mentre sotto il diluvio, una crepa squarciava le terre del Rossacro.

Il romanzo è ambientato in Calabria, sulla collina del Rossarco, i fatti si svolgono maggiormente qui, tra i vigneti, le isole di fichi d’India e gli ulivi secolari. Il protagonista vero è il Rossacro dove si intrecciano le vite di quattro generazioni di Arcuri: Alberto,  sua moglie Sofia, e i tre figli Michele, Angelo e Arturo, Lina lamoglie di Arturo e i loro due figli Michelangelo e Ninabella, Don Lico, gli archeologi Paolo Orsi, Umberto Zanotti-Bianco, Marisa Marengo e Rino, il figlio di Marisa e Michelangelo. La narrazione è costruita su più piani, il narratore è per lo più esterno ma in alcune tratti diventa interno e cambia frequentemente il punto di vista, fabula e intreccio non coincidono.

Un romanzo epico e corale, un autentico capolavoro della nuova letteratura italiana. Impressiona la bravura dell'autore nell'attraversare un secolo di storia locale e nazionale, raccontando l'epopea di una famiglia che difende la propria collina dalle grinfie di tutti i prepotenti.

 

Mondadori

2015, 260 pp.

13,00 Euro



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