Un affresco della società capitalista e un appello a trovare un modo per distruggerla.

Chuk Palahniuk "Fight club" di Benedetta Persico, classe II B

“Solo dopo il disastro si può risorgere. [...] È solo dopo che hai perso tutto che sei libero di fare qualunque cosa”, è proprio il baratro il punto focale intorno al quale ruota l’intera vicenda del primo romanzo dello scrittore statunitense Chuck Palahniuk. L’anonimo narratore interno nonché protagonista della vicenda conduce una vita all’insegna della più assoluta banalità: schiavo del consumismo e dell’insonnia, stordito dal jet-lag è il prototipo dello yuppie, frutto marcio della società moderna. L’unico modo per smorzare l’estenuante routine e riuscire a dormire è fingersi malato per partecipare a gruppi di sostegno per malati terminali. È proprio qui che incontra Marla: anche lei finge per prendere parte ai gruppi di ascolto, pur di avere un pasto gratis; il protagonista senza nome, invece, frequenta i malati di cancro o di parassiti del cervello solo per piangere, per lavare via tutto ciò che di sbagliato ha la sua vita. Ma la sua esistenza subisce un radicale cambiamento durante un viaggio di lavoro, grazie all’incontro con uno strano venditore e produttore di sapone, Tyler Durden. Tyler ha tutto quello che gli manca: è carismatico, coraggioso, predica e, a differenza sua, mette in atto la distruzione della vacua cultura occidentale. Tra il protagonista e Tyler si instaura un bizzarro quanto stretto legame e in seguito a un incidente il protagonista si ritrova a vivere insieme a lui. Tyler lo include nella sua folle idea di creare circoli clandestini di incontri di lotta che hanno come unico scopo l’autodistruzione intesa come sinonimo di automiglioramento: i fight club.  

Chi entra in un fight club combatte contro ciò che odia, il fight club è il cuscinetto anti-stress, la valvola di sfogo di tutti i frustrati dalla “american way of life”. E mentre il fenomeno fight club spopola e ne se ne creano di nuovi ogni giorno, tutti quelli che combattono nei fight club, devoti a Tyler Durden, verranno schierati contro la civiltà come un vero e proprio esercito in grado solo di creare confusione e destreggiarsi con atti di violenza gratuita. Il protagonista però perde il controllo di quello che fa Tyler con il suo esercito di “scimmie spaziali”, fin quando non si rende conto di essere egli stesso Tyler Durden. Il protagonista soffre, infatti, del disturbo dissociativo della personalità e mentre cerca di fermare Tyler, in realtà l’unica possibilità per arrestare il processo di demolizione della civiltà alle sue basi è fermare proprio se stesso. Il libro è contraddistinto da uno stile crudo, nichilistico, ispirato dalla violenza, dalla più assoluta anarchia, da una “Generazione X” alla ricerca di un modo per “risorgere” dalle ceneri. Considerato il capolavoro di Palahniuk, non è di certo una lettura lineare e pulita. Lo stile spazia tra il noir metropolitano e la satira. Il modo in cui la storia ci viene presentata non fa che assecondare l’ingarbugliato intreccio che caratterizza l’intera trama: il romanzo comincia dalla fine della storia  e i restanti capitoli non sono altro che un enorme flashback con cui spiegare gli avvenimenti che hanno portato alla “scena” iniziale di un uomo, l’anonimo protagonista, con una pistola puntata in bocca. I flashback, le frasi sconnesse che rispecchiano i pensieri del protagonista e i ritornelli, ovvero le frasi che vengono riprese in punti diversi del romanzo per ribadire concetti importanti secondo il narratore, la rendono una lettura intricata, ma altrettanto interessante. Palahniuk sovverte i canoni per ricreare nel lettore quel senso di straniamento, lo stesso del protagonista, dovuto al disturbo dissociativo di personalità, all’insonnia e alla depressione. Le tematiche trattate spaziano dai disturbi mentali, in grado di alterare la percezione reale del mondo che ci circonda, alla disperazione dei malati terminali, passando per la violenza gratuita di una società in cui ormai “le cose che una volta possedevi, ora possiedono te. (cap. 5, p. 37)”. Dopo la sua prima pubblicazione diventa un vero e proprio romanzo di culto in grado di ispirare anche la realizzazione del film omonimo, tra i più apprezzati degli ultimi vent’anni, diretto da David Fincher con Brad Pitt ed Edward Norton.

 

Mondadori

2004, 223 pp.

11,00 Euro

 

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