Finalmente tutta la verità sul massacro di un grande intellettuale del '900.

Simona Zecchi "Pasolini:  Massacro di un poeta" di Federica Versea, classe V B

"Sono stanco di essere così intoccabilmente eccezione, ex lege: va bene, la mia libertà l’ho trovata so qual è e dov’è; lo so, si può dire, dall’età di quindici anni, ma anche prima… Nello sviluppo del mio individuo, della diversità, sono stato precocissimo; e non mi è successo, come a Gide, di gridare d’un tratto “Sono diverso dagli altri” con angosce inaspettate; io l’ho sempre saputo, Io ho sofferto il soffribile, non ho mai accettato il mio peccato, non sono venuto mai a patti con la mia natura e non mi ci sono mai abituato. Io ero nato per essere sereno, equilibrato e naturale: la mia omosessualità era in più, era fuori,non c'entrava con me. Me la sono sempre vista accanto come un nemico, non me la sono mai sentita dentro”.

Queste le parole con cui Pier Paolo Pasolini descrive la sua forte, radicata, ineffabile scissione fra sete d'amore o meglio di amori e senso di colpa nei confronti della madre e della sua stessa natura, che non gli avrebbe mai potuto permettere di diventare padre. 

Coesistenza di bene e male, giusto e sbagliato, sentito o dovuto, apparenza e realtà, scandalo e onore, amore e dovere. 

Causa, essenza, volere, spinta instancabile   verso l'eccesso, verso l'altrove, verso ciò che da tutti era visto come un grande errore. Dai suoi testi parole fitte di echi, rimandi, allusioni alla sua vita privata inizialmente celata e trasfigurata, ai suoi impulsi, alle sue costanti scissioni fra poeta cittadino e animo libero. Troviamo così un continuo alternarsi di detto e non detto, di autocensura e emergenza del rimosso, un'attenzione a non far trapelare il proprio segreto e nello stesso tempo la voglia di gridarlo al mondo. 

Parole di una forza inaudita, di una violenza inespressa ma fortemente vissuta, denunce, proteste, critiche al perbenismo di facciata di chi si auto elegge casto e censore, feroce ossessione contro chi lo considera malato d'amore, macchiato da orrore. 

"Un rapporto omosessuale non è il Male, è un rapporto sessuale come un altro. Dov'è, non dico la tolleranza, ma l'intelligenza e la cultura se non si capisce questo? Esso non lascia nè marchi indelebili, nè macchie che rendono intoccabili, nè deformazioni razzistiche. Lascia un uomo perfettamente quello che era". 

Scrisse, lottó, visse, sbagliò. Cultura, poesia, arte e cinematografia, tutti campi in cui Pasolini attivamente si cimentò, figura dunque alquanto scomoda, intellettuale di troppo, pensiero e lingua da bandire, per l'opinione pubblica e il potere da zittire e dimenticare. La memoria di questo poeta, di inafferrabili contraddizioni e imprescindibili esternazioni, è per questo motivo avvolta da un alone di mistero, da un velo che offusca, confonde, convince e poi distoglie, pagò con la vita, pagò con la morte. Scontò le sue colpe, le sue libertà concesse, in un massacro tribale, in una morte violenta, precisa, pianificata determinata da una ferocia inaudita e tuttora schermata. Su questa morte ha voluto indagare Simona Zecchi dando vita ad una vera e propria inchiesta in cui si riparte proprio da quella sciagurata notte e, con l’ausilio di prove fotografiche mai emerse sinora, di evidenze schiaccianti, di documenti inediti, interviste e testimonianze esclusive, fa tabula rasa dei moventi ufficiali e dele piste finora accreditati dimostrando come l’«omicidio a sfondo sessuale» sia molto probabilmente solo un pretesto per nascondere la verità e plagiare l'opinione pubblica. Svela l'importanza del «misterioso» Appunto 21 di Petrolio, interroga i testimoni che nessuno ha mai voluto veramente ascoltare, riconosce la probabile matrice fascista dell’agguato, la direzione dell’intelligence nostrana, il ruolo depistante dell’enigmatico Giuseppe Pelosi, i tentativi di alcuni giornali, sempre ben informati, troppo informati, da trasformare Pasolini in imputato nello stesso processo che avrebbe dovuto stabilire l’identità dei suoi carnefici. E' un testo, un libro, un'ispirazione ma “Massacro di un poeta” è prima di tutto un'inchiesta, un momento di verità, di sola nuda e cruda verità.

Di Pier Paolo Pasolini si può parlare, discutere, provare a ipotizzare ma senza permettersi di giudicare, egli visse nel solo modo che la natura gli donò, si può condividere o rifiutare, ma non di certo censurare, tantomeno dimenticare.

 

Ponte alle Grazie

2015, 320 pp.

13,60 Euro

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Commenti: 1
  • #1

    Rosy (sabato, 27 agosto 2016 22:34)