L'Odissea raccontata ai lettori di oggi.

Luigi Malerba "Itaca per sempre" di Anastasia Bonofiglio, ex borrelliana e studentessa di Lettere Classiche

Il ritorno di Ulisse è l’impalcatura di fondo su cui poggia uno dei più rinomati romanzi di Luigi Malerba “Itaca per sempre”. Una trama disadorna, lontana dalle mille peripezie che appartengono all’Ulisse omerico. A distanza di venti anni trascorsi lontani da Itaca e dai propri affetti a causa dello scontro tra Danai e Teucri, la guerra di Troia, ecco che Malerba inscena il tanto ambito approdo del re Odisseo nella sua patria, la rivelazione ai cari, l’agnitio finale con la sposa Penelope e la conseguente sconfitta dei Proci, pretendenti della regina che già spadroneggiano superbi nel palazzo reale approfittando dell’assenza del loro re.

Pur avendo scelto di basare la narrazione su un topos della letteratura occidentale qual è quello di Ulisse e dell’Odissea, l’autore sovverte tutti i luoghi comuni che attribuiamo tradizionalmente al poema omerico e scardina le canoniche qualità di quello che è ritenuto il primo eroe moderno se non di tutte le letterature, almeno di quella occidentale. Lo scopo immediato di Malerba è di allontanarsi dall’impianto narrativo che è l’essenza stessa dell’Odissea e di porre l’attenzione sulla psiche dei personaggi, troppo spesso passata in oblio, soppiantata dall’interesse per l’avventura e per la curiositas di Ulisse che diviene bisogno di conoscenza di tutti gli uomini. Queste sono le ragioni per cui “Itaca per sempre” è un romanzo di grande verità psicologica che rifiuta gli orpelli narrativi e trova la sua forza motrice nell’animo dei personaggi. In particolare, l’autore scandaglia specularmente e con uno schema a dittico gli animi dei due che incarnano l’essenza stessa del nostos: Ulisse e Penelope.

Quello di Ulisse è il nostos di chi parte, di chi erra spinto da forze che vanno oltre la sua ragione e che alla fine ritorna in un luogo cambiato, per questo nuovo ed ignoto. Quello di Penelope è il nostos di chi resta nell’attesa e nella speranza di un ritorno. Senza alcun dubbio la rivoluzione e l’innovazione del romanzo rispetto al tema classico è da circoscrivere proprio nello spostare l’asse del protagonista da Ulisse a Penelope.

È infatti quest’ultima su cui si concentra l’attenzione dell’autore, tutto il romanzo verte sul risentimento di Penelope scaturito dalla mancanza repentina di rivelazione del suo sposo, una volta sopraggiunto nella terra patria, che pur lei ha riconosciuto. Inizia così un lavoro di millesimale sottigliezza che lo scrittore rivolge ad un animo femminile passando attraverso i suoi sotterfugi e le sue inquietudini. Si invertono i ruoli, la mite e paziente Penelope della tradizione muta in una donna astuta che ha imparato a destreggiarsi alla maniera dell’ingegnoso Ulisse operando e ordendo piani. Penelope ha bisogno di vendicare il suo risentimento verso uno sposo che dopo venti anni di assenza a lei non si è rivelato, questo la spinge a mostrare indifferenza e a macchinare le file del destino con estrema freddezza. Lo stesso Ulisse soccombe nella sua tela ed egli che fino ad allora era stato il più astuto tra gli uomini, dinnanzi alla sua donna diventa il più ingenuo.

La fedele sposa riesce a mettere in dubbio la sua identità, a creare incertezza là dove vi era sempre stata certezza e altezzosità. Dunque, “Itaca per sempre” è un romanzo che attua una metamorfosi nel più amato e replicato eroe di sempre e che offre un riscatto ad un personaggio di secondo piano in Omero, Penelope. Insomma qui, Penelope non è più Penelope ed Ulisse non è più Ulisse ma il cambiamento, l’avere nuovi orizzonti, l’uscire fuori da sé per forse poi non ritornarci, o forse sì, sono i costi da pagare per chi parte e per chi resta nell’attesa del ritorno. Malerba vuole incarnare la duplice faccia del viaggio, un viaggio che implica logorio interiore e per questo novità e cambiamento, e quello di “Itaca per sempre” è un viaggio attraverso i sentimenti umani, sentimenti altalenanti che dimostrano come il nostos crea vulnerabilità negli uomini, come la sofferenza di un lungo viaggio come quello di Ulisse e Penelope faccia approdare a nuove prospettive, d’altronde come non ricordare una delle massime sapienziali del mondo greco: pathei mathos, imparare attraverso la sofferenza.

 

Mondadori

1998

12,00 Euro

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Commenti: 2
  • #1

    Betta (domenica, 28 agosto 2016 00:23)

    ❤️

  • #2

    kom (domenica, 28 agosto 2016 14:43)

    Bellissima recensione...