Un grandissimo capolavoro della letteratura che bisogna aver letto almeno una volta nella vita.

Mary Shelley "Frankenstein" di Marco Mascaro, classe IV A

« Considerate la vostra semenza:

fatti non foste a viver come bruti,

ma per seguir virtute e canoscenza". »

(Dante Alighieri. Inferno, canto XXVI, vv. 118-120)

Con queste esatte parole Ulisse esorta i suoi compagni a compiere un'impresa mai affrontata: oltrepassare lo Stretto di Gibilterra, le famose Colonne d'Ercole, il limite imposto alla conoscenza umana. Li convince facendo appello alla loro "semenza", "l'origine" dell'uomo che è per natura spinto alla conoscenza ma è, sempre per natura, debole e incapace di controllarsi. Per aver peccato di questa debolezza, il mare, "richiudendosi" sull'eroe, lo condanna alla morte e alle pene dell'Inferno. 

Un destino simile è quello affrontato dal Dottor Victor Frankenstein che sfida la natura cercando di creare, attraverso la scienza, un essere straordinario, più forte e resistente di un uomo comune. La sua Sete di Conoscenza e di potere lo porteranno, come un Moderno Prometeo, alla sua più grande sofferenza. Subito dopo aver infuso la vita nella sua creatura infatti, lo scienziato si pente del suo gesto:

Frankenstein quindi ripudia ed abbandona l'essere dall'orribile aspetto senza considerare il suo animo puro ed incontaminato.

Egli così vaga nella natura dei sublimi paesaggi alpini ed impara a riscaldarsi e a nutrirsi. Poi, spinto dalla solitudine e dalla curiosità, arriva in un paesino dove, spiando una famiglia di contadini, impara ad esprimersi a parole e viene a conoscenza della musica, della letteratura, di sentimenti come l'amore, l'affetto fraterno ma anche l'odio e la rabbia con cui, dopo essersi finalmente mostrato ai suoi "protettori", viene da essi scacciato. La creatura inizia quindi a rimpiangere la sua stessa natura:

« Ahimè! Perché l'uomo si vanta di una sensibilità superiore rispetto agli animali? [...] Se i nostri impulsi fossero limitati a mangiare, bere, desiderare, saremmo quasi liberi, ma noi siamo mossi da ogni vento che soffia e da una parola casuale o da una scena che quella parola ci trasmette »

Il suo animo assorbe la rabbia con cui viene trattato dagli uomini e la riversa a sua volta su di essi e sul suo stesso creatore: lo perseguita distruggendo tutto ciò che ha di caro poiché lui si rifiuta di aiutarlo e porre fine alla sua solitudine.

Dopo la Sete di Conoscenza infatti, è la Solitudine il secondo tema centrale del romanzo: già dalle prime pagine ci viene presentato un uomo, il capitano Robert Walton che in una serie di lettere indirizzate alla sorella Margareth, ci racconta della sua avventura nei Mari del Nord, circumnavigare il globo passando dal Polo, e della sua disperata ricerca di un amico: 

« Non siamo altro che creature informi, incomplete, se qualcuno, più saggio, migliore, più caro di noi stessi, come un amico dovrebbe essere, non ci aiuti a perfezionare le nostre deboli e imperfette nature. »

Proprio tra i ghiacciai, il capitano incontra il dottor Frankenstein, che gli racconta gli eventi che lo hanno portato fin lì, e trova in lui l'amico che tanto cercava.

Ascolta il suo racconto e viene a conoscenza della sofferenza dei due protagonisti del romanzo: lo Scienziato e la Creatura che causarono l'uno la Solitudine dell'altro...

Questo romanzo, nato da una sfida ad inventare un racconto dell'orrore ed ispirato ad un incubo dell'autrice, è l'opera più famosa di Mary Shelley che riversa in esso la sua passione per il Sublime, tipico delle opere inglesi del XIX secolo:

Sublimi sono le montagne, le cascate e i boschi:

« la vista del terribile e del maestoso in natura aveva sempre avuto l'effetto di elevare la mia mente, facendomi dimenticare le preoccupazioni passeggere della vita [...] 

Le stelle brillavano a intervalli, perché le nuvole vi passavano davanti; gli abeti scuri si alzavano davanti a me: era una scena di meravigliosa solennità che suscitò in me strani pensieri. »

 

Sublimi sono i paesaggi descritti dall'autrice anche attraverso i versi di William Wordsworth, poeta fondatore del Romanticismo e del naturalismo inglese:

« La cascata risonante

mi assillava come una passione: l’alto picco,

la montagna, e il bosco tetro e profondo,

i loro colori e le loro forme, erano per me

un desiderio; un sentimento e un amore,

che non aveva bisogno di un fascino remoto,

fornito dal pensiero, né di alcun interesse

che l’occhio non potesse captare. »

(Tintern Abbey. Lyrical Ballads, 1798)

Ma Sublime è soprattutto la Creatura, dalle parole ammalianti e dall'aspetto terrificante, dal ghigno malefico e dai nobili sentimenti, un essere che affascina ed insieme provoca terrore, un essere senza simili e senza legami, come Adamo, con però una sostanziale differenza: « egli era uscito dalle mani di Dio come una creatura perfetta, felice e prospera, protetta dalla cura speciale del suo Creatore » mentre il "Mostro" di Frankenstein è un essere infelice, disperato e solo.

 

Mondadori

2002, 336 pp.

9,00 Euro

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Commenti: 1
  • #1

    Lloyd Volk (martedì, 31 gennaio 2017 16:17)


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