Riservato ai lettori più esigenti.

Marcel Proust "Alla ricerca del tempo perduto" di Francesco Schipani, classe III A

 

«A confronto con l'opera di Proust, quasi tutti i romanzi che si conoscono sembrano dei semplici racconti. Alla ricerca del tempo perduto è una cronaca ricavata dal ricordo: nella quale la successione empirica del tempo è sostituita dal misterioso e spesso trascurato collegarsi degli avvenimenti, che il biografo dell'anima, guardando all'indietro e dentro di sé, sente come l'unica cosa vera».

Con queste parole Erich Auerbach, fondatore della moderna stilistica, elogia l’opera di Proust e la innalza a capolavoro della letteratura francese e mondiale. Il romanzo viene prodotto da un genio che, come Dante Shakespeare e Cervantes, segna dei punti fondamentali nella nostra cultura. Diversamente dagli altri scrittori, Marcel Proust si è risolto completamente nella sua unica e monumentale opera: La ricerca del tempo perduto. Questo romanzo, che tendeva a diventare smisurato con le sue 3700 pagine, ha invaso completamente la vita dell’autore tanto da ridurlo ad una semplice “mano che scrive”. La figura che Proust evoca nell’immaginario collettivo è di un uomo alienato, rinchiuso nella sua stanza, circondato da suffumigi e candele, che passava le sue intere giornate a scrivere. L’immagine che ci giunge è certo pittoresca ma ci dà l’idea di un uomo che è riuscito a trasformare se stesso in un’opera.

Molte sono state le edizioni critiche e molti sono stati gli autori che hanno provato a dare un’interpretazione personale all’opera; ma cosa voleva fare realmente l’autore? Perché il titolo “la ricerca del tempo perduto”? Qualcuno può pensare che leggendo, o peggio, scrivendo il tempo vada via per sempre. In realtà Proust supponeva il contrario: tramite la scrittura il tempo che credevamo perduto poteva essere recuperato. La maniera più semplice e superficiale di interpretarlo è pensare ad un romanzo in cui non succede sostanzialmente nulla, in parte vero, in cui Marcel, il protagonista, compie una cronaca dei suoi ricordi che si rincorrono uno dopo l’altro senza un apparente ordine cronologico. In realtà il significato è molto più profondo e interessante. Marcel nell’elencare questi confusi frammenti di memoria, tenta di salvare le cose da niente, come l’odore del caffè di sua nonna, il profumo della madre, il suono della pioggia… tutti quei piccolissimi e semplici ricordi che ognuno di noi porta dentro. La Recherche (ricerca), come si è soliti chiamare l’opera, non è nient’altro che un recupero di ciò che è immateriale, di ciò che è realmente importante. Recuperando tale immaterialità attraverso l’ausilio della scrittura l’autore non fa altro che fermare il tempo, lo recupera e lo redime fino a renderlo immortale.

Il fatto che stia parlando di questo romanzo è la prova di come Proust, morto quasi un secolo fa, sia in un certo senso ancora vivo.

La regione per cui considero questo libro uno dei pilastri della letteratura è il fatto che Proust, scrivendo una sorta di autobiografia, avvolta da preziosismi che richiamano lo stile del flusso di coscienza, riesce dall’individuale ad arrivare all’universale. Nonostante i ricordi che percepisce Proust sono inevitabilmente diversi da quelli di un normale lettore, più si va avanti più sembra che l’autore abbia la capacità di raccontare anche la nostra storia, la nostra infanzia. Il messaggio fondamentale dell’opera si può ritrovare proprio in questa universalità e nel suo ultimo capitolo, intitolato “il tempo ritrovato”, in cui scrive:

«Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso».

Per concludere, La ricerca del tempo perduto è un libro non adatto a tutti, la sintassi è essenzialmente basata sull’ipotassi (ricorso a periodi costituita da frasi che hanno un rapporto di subordinazione) che dà vita ad un ritmo lento, complesso e ricercato, in risposta alle esigenze riflessive e descrittive dell’autore. Questa quantità elevata di subordinate e incisi costituiscono la peculiarità di Marcel Proust che tende ad allungare la frase il più possibile per imitare il fluire del ricordo e della memoria. Le conseguenze sono inevitabili: la lettura è lenta, bisogna spesso fermarsi a riflettere e i vari intrecci che si sviluppano all’interno delle oltre 3000 pagine richiedono una memoria enciclopedica da parte del lettore. L’esperienza è consigliata ai lettori più esigenti e pazienti, a coloro che vogliono confrontarsi con un capolavoro o più semplicemente a chi cerca qualcosa di diverso.

 

Mondadori - collana I Meridiani

1994, 4 voll. 5132 pp.

220,00 Euro

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