Niccolò Ammaniti "Io non ho paura" di Rebecca Garofalo, classe III B.

L’estate più calda del secolo. Quattro case sperdute nel grano. I grandi sono tappati in casa. Sei bambini, sulle loro biciclette, si avventurano nella campagna rovente e abbandonata. In m

ezzo a quel mare di spighe c’è un segreto che cambierà per sempre la vita di uno di loro.

Estate 1978. Afa, campi di grano e colline arse dal sole sono il contorno di un piccolo paese del sud. Poche case, pochi abitanti, famiglie che vivono di poco, lavorando duro e sognando una vita migliore, magari al nord.

Michele Amitrano ha dieci anni e corre con la sua bicicletta. ‘La scassona’ la chiama.I bambini sono tanti, sporchi, sudati e giocano tutto il tempo correndo per i campi in un’epoca in cui i giochi erano quelli all’aria aperta. Proprio durante un’escursione con la scassona e i suoi amici Michele si trova di colpo a fare i conti con un segreto terribile: un bambino tenuto prigioniero in un buco. L’uomo nero esiste nelle favole che gli hanno raccontato a scuola, ma Michele scoprirà che questo esiste anche nella realtà e sembra proprio corrispondere a suo padre. Infatti, nonostante questi sia un buon padre e lui e la sua sorellina gli siano molto affezionati, Michele si troverà a scoprire che la sua famiglia insieme ad altre famiglie del paese hanno organizzato un rapimento. La vittima del rapimento è Filippo, un bambino della sua stessa età appartenente però, per sua disgrazia, ad una famiglia ricca, alla quale è stato sottratto per ottenere denaro, un riscatto che rappresenta metaforicamente l’unico riscatto sociale di quelle famiglie. 

Ma Michele affermerà più volte ‘io non ho paura’ e nel coraggio estremo e commovente che può avere un bambino, che per indole riconosce dove sta il giusto, aiuterà il suo nuovo amico mettendo in pericolo la sua stessa vita.

 

Lo stile è meraviglioso, i piccoli "errori" grammaticali (ovviamente voluti) fanno sembrare davvero che a scrivere sia un ragazzino siciliano la cui lingua è una fusione tra italiano e siciliano, come tutti i bambini cresciuti in paese. Il linguaggio di Ammaniti è semplice, efficace e reale. I personaggi e i luoghi vengono descritti con molto cura, usando molti aggettivi. Ci sono dei monologhi interiori, delle riflessioni personali che aiutano il lettore ad immedesimarsi nella triste vicenda e nel tormento del protagonista.

 

A mio parere, “Io non ho paura” si distingue proprio per la semplicità con cui vengono trattate delle tematiche forti, che arrivano direttamente al cuore del lettore, coinvolgendolo in prima persona. La scelta di adottare il punto di vista di un bambino non diminuisce l’importanza dei temi trattati; penso piuttosto che sia utile per trasmettere in maniera efficace profonde emozioni e riflessioni. La vicenda di Michele è appassionante, con intensi momenti di suspense, e il romanzo che ne scaturisce è interessante sotto ogni punto di vista.

 

Einaudi

2001, 219 pp.

9,50 Euro

 

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Commenti: 2
  • #1

    Giuseppina Salerno (giovedì, 29 settembre 2016 21:52)

    Brava, Rebecca!

  • #2

    Rebecca Garofalo (venerdì, 30 settembre 2016 08:26)

    Grazie prof.