Bruno Palermo "Al posto sbagliato" di Benedetta Persico classe III A.

Bruno Palermo presenta il suo libro “Al posto sbagliato” (storie di bambini vittime di mafia) al Liceo Classico D. Borrelli di Santa Severina

“Un moto di resistenza civile che nasce dal sangue innocente delle vittime e dal dolore dei loro familiari.”

Bruno Palermo, giornalista professionista, scrittore e volontario di Libera, racconta agli studenti  del Liceo Classico Statale D. Borrelli di Santa Severina uno degli aspetti più controversi del “codice d’onore” mafioso. Non esiste nessuna onorabilità nella mentalità mafiosa, al contrario di quello che vorrebbero farci credere. Donne e bambini vengono brutalmente assassinati allo stesso modo degli uomini, senza alcuna distinzione.  Dal 1896 fino al 2014 sono 108 i giovanissimi che hanno perso la vita. Morti nella quotidianità, come la piccola Seby di soli due anni e mezzo, che in braccio alla madre per strada, viene colpita al collo da un proiettile mentre l’assassino cerca di centrare il suo reale bersaglio; morti di mafia, come Dodò, che avrebbe compiuto diciotto anni qualche giorno fa, che ha trovato la morte durante una partita di calcetto con gli amici. Aveva solo dieci anni. Bambini i cui grandi sogni vengono stroncati da un male che non lascia scampo,  da un proiettile non a loro destinato. Il titolo del libro intende lanciare una provocazione: sono mafiosi e assassini a trovarsi “al posto sbagliato nel momento sbagliato” e non di certo un diciassettenne che trascorre una normale serata con gli amici in pizzeria e “per errore” viene brutalmente freddato. Non è concepibile pensare che siano le vittime a trovarsi “nel posto sbagliato al momento sbagliato”, come troppo spesso ci capita di leggere sui giornali, sono al contrario criminali e assassini a dover essere considerati sbagliati, anormali, colpevoli. Ma esiste un antidoto concreto alla mafia? Bruno Palermo propone bellezza, cultura e famiglia come unici rimedi contro mafia, corruzione e omertà. “Le mafie si nutrono di bruttezza”- dice - “e solo il senso del bello e l’amore per la cultura possono ritenersi armi abbastanza potenti da estirpare la mentalità mafiosa”. Un libro intenso e interessante che, avvalendosi di un’accurata indagine tra le cronache italiane dai primi del Novecento fino ai giorni nostri, delinea il ritratto di un fenomeno da non far passare in secondo piano. L’autore aggiunge inoltre a riguardo: “Se non ci indigniamo più di simili avvenimenti e tendiamo a banalizzare siamo morti. E’ necessario  che l’indignazione non sia fine a se stessa e si configuri come un reale volontà di cambiare le cose.” Il dramma dei bambini vittime di mafia è concreto e non sporadico; è nostro dovere preservare le nuove generazioni: uccidere dei bambini equivale ad uccidere il futuro del proprio paese. Il libro mira  a smitizzare le mafie e a lanciare un messaggio di speranza che ci arriva proprio dalle famiglie delle vittime, che anche grazie a Libera non si abbattono, ma combattono la criminalità organizzata con coraggio ed impegno. Il libro, edito dal Rubbettino, è tra le opere finaliste al Premio Piersanti Mattarella 2016, nella sezione Libri Giornalismi, e verrà premiato a Roma il prossimo 20 Novembre.  

 

di Benedetta Persico III A

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