Roberto Vecchioni "Il mercante di luce" di Benedetta Persico - classe III A

Progeria, dal greco antico πρό, "prima" e γέρων, "anziano", malattia rara che causa l’invecchiamento precoce dell’individuo, senza però alterarne l’attività mentale. Marco ha la mente di un diciassettenne, con tutti suoi dubbi, i desideri, i tormenti e al contempo gli acciacchi di un novantenne. La sua breve vita sta volgendo al termine. Il rimpianto, la nostalgia e il terrore di un adolescente cosciente del fatto che presto spegneranno la luce senza riaccenderla mai più. I turbamenti interiori di un uomo, il professor Stefano Quondam, che evita con tutte le forze di affrontare la realtà che coinvolge e travolge la fragile vita del figlio. Un matrimonio ormai in frantumi, l’unica luce della sua vita in dirittura d’arrivo, la cultura come unico appiglio. La cultura greca che ha forgiato le sue soddisfazioni, che ha dato colore alla sua vita, che gli aveva assicurato una cattedra all’università come docente di successo. Alla morte del suo guru, avrebbe sicuramente ricevuto “in eredità” la Magna Cathedra di letteratura greca. Crolla tutto però. Crollano le fondamenta di quel tempio dedicato alla letteratura che era l’unico edificio rimasto in piedi nella testa del signor Quondam. Senza luce e senza tempio, dovrà guardare la realtà in faccia. Ma chi è Stefano Quondam se non un moderno Aiace Telamonio? Non siamo così distanti dalla civiltà che raccontano i poemi omerici. Non siamo noi se non in relazione agli altri. Necessitiamo dell’approvazione altrui e, in mancanza di apprezzamento, siamo nulla, il vuoto assoluto. Dopo tutto possiamo dire di vivere i tempi del rinnovato aidòs tramite i social network: il riconoscimento pubblico del nostro valore, dell’aretè dei greci, che corrisponderebbe pressappoco ai like, è l’unico riconoscimento considerabile come tale. Non importa cosa si è nella realtà, l’importante è il modo di porsi, di dimostrare il proprio valore, ciò che ci renda uomini degni di rispetto. Aiace vorrebbe sfogare la sua rabbia contro chi non gli ha reso quello che gli spettava di diritto, le armi di Achille; Stefano Quondam non potrà avere una reazione molto lontana da quella dell’uomo del ciclo troiano. Le gioie e i tormenti sono sempre gli stessi, come sempre lo stesso è l’uomo. «L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!» scriveva tale Friedrich Wilhelm Nietzsche, riprendendo la concezione stoica della ciclicità del tempo. In parole povere, siamo sempre lo stesso uomo. L’uomo eterno che è sempre parte del flusso dominato dal caso che governa le stesse divinità per i greci. La consapevolezza dell’assenza di un senso, l’accettare la realtà per il suo disordine, piuttosto che struggersi nel cercare di un senso da attribuire agli avvenimenti. È  davvero così? Quondam si arrenderà alla morte del figlio? Si suiciderà per la vergogna come ha fatto Aiace? Oppure darà un senso ad una vita, sì, dominata dal caso come nelle tragedie, ma degna di essere vissuta? Aiace è l’eroe dei disadattati, fuori luogo e fuori tempo, il matto che preferisce morire piuttosto che darla vinta al mondo. Una figura quasi romantica, ma assolutamente tragica, inetta a cambiare il corso degli eventi, un po’ troppo rassegnata al proprio destino. Stefano Quondam, il nostro moderno Aiace, invece, dopo aver fatto a pugni con se stesso, smette di avere paura di vivere. Non si piega al mondo, ma capisce di appartenere a qualcosa, di aver visto la bellezza e di aver compreso che il bello è proprio vivere, perché, sì, Quondam e Aiace non appartengono al mondo dei “manager tecnicisti” come Ulisse, ma “appartengono a un altro tempo scritto sopra le loro dita, con i segni di chitarra che gli rigano la vita, loro l'hanno vista la bellezza e ce l'hanno stampata in cuore, imbranata giovinezza a ogni nuovo antico amore.” (Io non appartengo, Roberto Vecchioni”)

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Commenti: 3
  • #1

    Filomena (domenica, 23 aprile 2017 22:23)

    è stato un evento straordinario, il prof. è un grandissimo comunicatore, uomo di grande cultura che trasmette con altrettanto grande passione. Bravissimi i docenti e la dirigente del Borrelli per aver offerto a tutta la comunità questa meravigliosa occasione, ad maiora semper.

  • #2

    Maria (domenica, 23 aprile 2017 22:24)

    Io sono ancora emozionata...una serata indimenticabile, Bravissimi tutti!

  • #3

    Fallendo (lunedì, 01 maggio 2017 08:49)

    Superlativo!