Mauro Bonazzi "Con gli occhi dei Greci" di Benedetta Persico classe III A

16 articoli apparsi su «la Lettura», il «Corriere della Sera» e «il Mulino», 134 pagine per orientarci nei meandri del pensiero occidentale. Risaliamo alle cause remote: perché pensiamo come pensiamo? Perché agiamo secondo questi e non altri schemi comportamentali? Perché ci domandiamo perché? E, soprattutto, dove cercare le risposte ai nostri logoranti dubbi sul mondo, sulla morte, sull’amore? La risposta a tutto è da ricercarsi alle radici della nostra società occidentale: il metal detector ci dirà di fermarci a cercare nel punto esatto in cui comincia la nostra storia, nella Rocca di Micene, dimora degli Atridi. Lì, nel megaron dell’antica civiltà micenea cominciava la storia della nostra parte di mondo. Nasceva in quel contesto la necessità di raccontarsi delle storie con gli aedi che cantavano di dei antropomorfi ed eroi valorosi. Qualche secolo più tardi nelle colonie dell’Asia Minore qualcun altro sentì la necessità di spiegarsi il mondo, non più attraverso il mito, ma attraverso l’osservazione e il ragionamento: nasceva il logos, nasceva la filosofia. Noi siamo logos, siamo intuizione e deduzione, ragione pura, nous, intelletto attuale. La nostra tendenza al perfezionamento, la nostalgia, i tradimenti, l’amore platonico sono parte di noi. Il motivo della nostra inarrestabile sete di certezze sono gli antichi Greci. Nell’allievo che supera il maestro ci sarà sempre un po’ del triangolo Socrate-Platone-Aristotele, nel nostro anelito di vita ci sarà sempre il tetrafarmaco di Epicuro. I Greci ci avevano già pensato, i Greci lo avevano vissuto prima di noi. Tucidide raccontò della spedizione degli Ateniesi a Melo e non dimenticò di raccontare, da storico qual era, dei Meli, ribelli alla dominazione ateniese, un po’ come la minoranza curda che ogni giorno lotta per ottenere l’indipendenza dall’oppressione turca. Tra i Cugini di campagna con “Anima mia” e Platone non è che ci sia poi questa grande differenza: voler ricercare il quid che ci renda altro rispetto alla sola corporeità è un pensiero che ci accompagna da sempre. La ragion di stato caratterizza la tragedia greca, soprattutto nel caso dell’Antigone di Sofocle, e così la figura di Creonte, sotto questo punto di vista, non è che un antico Barack Obama, desideroso di creare un mondo in cui gli uomini possano vivere insieme, ma costretto ad accettare i compromessi della ragion di stato. Con un linguaggio chiaro, non eccessivamente specifico e, soprattutto, senza allungare troppo il brodo, i 16 articoli attualizzano l’eredità degli antichi Greci, presentandocela come chiave d’accesso alla comprensione di un mondo, quello di oggi, complesso e troppo spesso difficile da decifrare. Ecco che il pensiero dei nostri progenitori ci perseguita nei nostri problemi quotidiani, dall’amore, alla morte, dalla felicità alla nostalgia. Ecco che il loro pensiero ci accompagna nel flusso degli eventi che spesso ci travolge, spesso di coinvolge, spesso ci stravolge. “La vita fugge, et non s'arresta una hora”, scriveva Petrarca, la vita non ci dà scampo e ci mettiamo troppo a capire il flusso degli eventi, che è un fiume in piena, riprendendo un paragone molto caro ad Eraclito. Come evitare di lasciarsi trasportare dalla corrente degli eventi? Guardando il mondo con gli occhi dei Greci.

 

Carocci editore 2016

Euro 14,00